Nel precedente post abbiamo parlato di innovazione come un qualcosa in grado di creare e distribuire valore.
Si è soliti associare il concetto di valore a quello di denaro, con una visione estremamente finanziaria tipica di questa società molto materialistica. Il valore non è altro che una misura di grandezza. Certo, potrebbe giustamente anche essere espressa in termini monetari, ma non solo. In ambito economico individua la caratteristica di un bene o un servizio, il suo rapporto quantitativo di scambio con altri beni, inclusa la moneta, ma anche l'utilità che esso rappresenta per chi lo detiene.
Faccio spesso un esempio, quando parlo di valore del denaro e delle cose. Immaginate di essere al lavoro oppure in aula studio all'università. Oppure di stare passeggiando in centro. Fa caldo ed avete sete. Vi alzate ed andate a cercare qualcosa da bere. Arrivate ai distributori automatici e comprate una bottiglietta di acqua inserendo 1 euro. Oppure vi fermate in un negozietto o in un bar lungo la strada e la pagate 2 euro. La stessa bottiglietta. Immaginate ora di essere in cammino in pieno deserto, a qualche chilometro dalla vostra meta, e di aver terminato l'acqua. Avete la gola secca e la sensazione è di essere molto assetati. Passa un fuoristrada ed il guidatore è disposto a vendervi la stessa bottiglietta, ma al prezzo di 50 euro. Probabilmente glieli date volentieri, perché quella bottiglietta, in quel momento, in quella situazione, per voi, ha un valore enorme. E questo valore non ha prezzo. Non sono i soldi che contano, ma il valore di riuscire a dissetarvi (io, personalmente, con i 50 euro avrei cercato di ottenere pure un passaggio...con quello che ho pagato...)
Il concetto di valore è quindi un metodo di misurazione. Anche le cose immateriali posso avere un valore. La fiducia ha un valore. Così come l'amicizia. L'essere sani ha un valore. Il vivere in un bell'ambiente, magati in mezzo alla natura.
Parlando di innovazione in campo economico, il concetto di valore può dunque essere misurabile in termini finanziari oppure no. Sempre di più i consumatori sono attenti, non solo al minor prezzo, quanto alla qualità del prodotto o del servizio acquistato. Contano molto anche la moda, la soddisfazione , l'esperienza d'uso oppure, ancora, la fiducia verso un marchio.
Nel futuro più immediato prenderanno sempre più piede i temi della sostenibilità sociale, economica ed ambientale. Sarà importante innovare anche riguardo a questi parametri, cercando di produrre e vendere in maniera rispettosa della società, dell'uomo e del territorio. Le piccole aziende potranno essere facilitate in questo, rispetto alle grandi aziende o multinazionali. I prodotti locali, facilmente controllabili e verificabili, magari a km zero, potranno far valere la loro qualità sfruttando il piccolo è bello. Forse locale potrebbe pure essere migliore.
Questo nuovo approccio al valore delle cose, delle persone e dell'ambiente, inteso non solo in termini monetari, è quello - perlomeno negli annunci propagandistici, quello di Industria 5.0 individuati dalla Commissione Europea:
La Human-centrality ha l’obiettivo di porre l’essere umano al cuore del processo produttivo. Le macchine e l’intelligenza artificiale non sono una fredda sostituzione della manodopera, ma opportunità di trasformazione e di crescita: la domanda da porsi è “la tecnologia cosa può fare per noi?” Non solo: la velocità con cui le tecnologie si sviluppano e si sostituiscono obbliga a vedere il lavoratore come un investimento, la cui formazione deve seguire questo andamento. Il luogo di lavoro viene definito come uno spazio “sicuro ed inclusivo”, rimarcando ancora una volta il fine dell’evoluzione tecnologica, il benessere psico-fisico del lavoratore.
La sostenibilità a cui si vuole aspirare può essere sintetizzata con la frase “better with less”: Maggiore utilizzo di fonti rinnovabili, riutilizzo di energia e minori sprechi per far sì che la necessità energetica delle generazioni di oggi non cannibalizzi le risorse per quelle di domani.
La resilienza si riferisce alla necessità di sviluppare un livello più alto di robustezza dei contesti industriali attuali, di cui il mondo ne ha avuto decisamente prova nell’ultimo anno.
L’obiettivo è creare catene del valore sufficientemente strategiche, capacità produttive adattabili e processi commerciali flessibili, specialmente nei settori al servizio di bisogni umani fondamentali come sanità e sicurezza
La mia sensazione è che si voglia indorare la pillola, affermando a parole come l'essere umano sia più importante delle macchine e della tecnologia. Nei fatti, con il Industria 4.0 si è partiti a razzo verso l'adozione di una tecnologia spinta, pervasiva, e verso un'unione sempre più stretta tra uomo e macchina. Il futuro sarà dominato dall'Intelligenza Artificiale, dagli algoritmi e dai computer pensanti. Così si dice.
Senza etica, quanto pericolosa sarà questa unione tra uomo e macchina? Chi vincerà tra uomo e robot? Quali sono davvero i valori di questa società sempre più tecnologica e robotizzata? Quanto dobbiamo fidarci dell'Intelligenza Artificiale e di un mondo basato sugli algoritmi?