In queste settimane si svolge a Sharm El Sheik, in Egitto, la Cop27, la ventisettesima Conference of the Parties of UNFCCC. Ci partecipano un sacco di nazioni, di delegati, di personaggi importanti. Non mancano le multinazionali ed il mondo della finanza al completo.
Gli obiettivi del meeting, che durerà dal 6 al 18 novembre, saranno distinti su quattro punti:
- MITIGAZIONE: trovare soluzioni per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, puntando all'obiettivo del 1,5°C, rinnovando gli impegni verso il raggiungimento dell'accordo di Parigi del 2015;
- ADATTAMENTO: trovare soluzioni per adattarsi meglio agli eventi meteorologici estremi come le ondate di calore, le inondazioni, gli incendi boschivi, considerati ormai alla stregua di una realtà quotidiana che accompagna le nostre giornate. Sulla documentazione ufficiale non manca, ovviamente, il termine resilienza, che va tanto tanto di moda, specie se associato ad innovazione e sostenibilità; una triade irresistibile se pronunciata vestendo giacca e cravatta, che fanno tanto tecnico autorevole, magari in tv o in qualche convegno.
- FINANZA: finanziare i progetti per la transizione ecologica. Fondamentale così scrivono - sarà garantire adeguatezza e prevedibilità dei finanziamenti per il clima, garantendo trasparenza dei flussi finanziari ed un accesso facilitato per i paesi richiedenti, specie quelli in via di sviluppo;
- COLLABORAZIONE: rafforzare e facilitare l'accordo nei negoziati al fine di conseguire risultati tangibili in modo equilibrato, con una partecipazione inclusiva e attiva in tutte le parti interessate. Si legge inoltre: "i governi, il settore privato e la società civile devono lavorare, in tandem, per trasformare il modo in cui interagiamo con il nostro pianeta. Dobbiamo introdurre nuove soluzioni e innovazioni che contribuiscano ad alleviare gli impatti negativi dei cambiamenti climatici. Dobbiamo anche replicare e aggiornare rapidamente tutte le altre soluzioni rispettose del clima verso l'attuazione nei paesi in via di sviluppo."
L'incontro è meritevole ed i temi fondamentali per il benessere dell'intero mondo, ma rimango perplesso nello scoprire che alla conferenza non partecipano tre nazioni che da sole sono responsabili del 43% delle emissioni globali di anidride carbonica (Co2), ossia Russia, Cina e India. Tenendo conto che le cinque nazioni più "emettitrici" sono le tre precedenti a cui si sommano Stati Uniti e Brasile, mi domando quanto senso abbiano questi incontri per il nostro paese, ed, in generale per l'Europa. Non sto dicendo che la lotta non sia giusta, anche se, ad onor del vero, esistono parecchi rinomati ed importati studiosi che affermano che la lotta alla CO2 non sia il tema principale, perché il cambiamento climatico è parte del normale ciclo di caldo freddo che da sempre accompagna l'esistenza del pianeta terra, con dei ricorrenti cicli periodici millenari. Non che non si debbano cambiare i comportamenti umani, quello si, ma non è scontato che il nemico unico sia la CO2. Ad un evento online sul clima cui avevo partecipato durante il periodo di lock-down, alcuni studiosi e meteorologi alternativi al pensiero unico avevano affermato che "chi vede come nemico unico l'anidride carbonica, dovrebbe riprendere in mano il libro di scienze delle scuole elementari e studiarsi la fotosintesi clorofilliana, alla base dello sviluppo delle piante". Non sono un tecnico e non ho modo di dire la mia, ma questa frase mi è rimasta in mente.
Un'altra perplessità riguardo la COP27 riguarda il fatto che tra gli sponsor principali ci sia la Coca-Cola che nel Brand Audit Report del 2021 è indicata come la società "più inquinante al mondo". Produce infatti oltre 120 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta ed il 99% dei polimeri, creati utilizzando combustibili fossili.
Ancora, alla COP26 di Glasgow, 140 paesi avevano manifestato pieno interesse ed impegno alla lotta ala deforestazione, ritenuto un tema cruciale anche per la lotta all'emissione di CO2. Nell'attuale incontro, gli impegni scozzesi avrebbero dovuto essere sottoscritti per passare dalle parole ai fatti, peccato che solo 25 paesi si siano detti pronti ad adottare le misure pianificate. Non hanno deciso di procedere, tra gli altri, Brasile e Congo, che da soli ospitano più della metà delle foreste tropicali della terra.
In conclusione, la sensazione è che questi grandi eventi siano ad uso esclusivo di coloro che se le scrivono e se le cantano. Si tratterebbe, quindi, dell'ennesimo caso di greenwashing politico e internazionale, ovvero di ecologismo e ambientalismo di facciata, una semplice strategia di comunicazione di imprese, istituzioni e governi, volta a costruire un'immagine positiva ed attenta ai temi ecologici, per mascherare gli effetti negativi delle proprie attività.
In effetti, tra i maggiori sostenitori delle COP, come delle varie Agende, vedasi ad esempio l'Agenda 2030, ci siano da sempre le grandi corporazioni private, economiche e finanziarie. La mia personale idea è che coloro che hanno reso questo pianeta così devastato, gli stessi che con le loro aziende ci hanno spinto verso un consumismo e capitalismo talmente spinto da essere divenuto ormai insostenibile, siano diventati talmente ricchi e potenti da aver preso il totale controllo del mondo economico, finanziario e politico. Nulla ormai viene deciso senza il loro intervento. Non esistono politici che non siano allineati. L'Unione Europea, guidata dalla Commisione Europea, ne è un esempio lampante, teste vuote prive di visione che eseguono gli ordini di chi li ha messi lì. Allineati e coperti, si diceva sotto naja. No, non si tratta di "gomplottismo", si tratta di realismo e di avere il coraggio di aprire gli occhi.
Dietro alla transizione ecologica, alla lotta alle pandemie, al grande reset, alle crisi finanziarie del debito delle nazioni, ci sono sempre gli stessi personaggi. Sono il gotha del capitalismo, coloro che si sono messi il vestito buono dei filantropi, coloro che davvero decidono il destino della razza umana. Sono gli stessi che creano il denaro dal nulla, si, proprio quello che noi miseri umani dobbiamo ogni giorno creare sudando e lavorando.
Volete qualche esempio? Prendete l'Alliance of CEO Climate Leaders (Alleanza degli amministratori delegati leader del clima), nata all’interno del World Economic Forum nel 2014, che in previsione della COP27 ha pure trasmesso una toccante lettera ai partecipanti. In tale missiva, più di 100 CEO di grandi organizzazioni multinazionali, tutti membri dell'alleanza, avvisano che l'attuale mondo è minacciato, che sono in pericolo l'esistenza della vita umana e della natura. Non spiegano, ovviamente, le ragioni per le quali si è arrivati a questo punto e, soprattutto, chi ne sono stati i principali artefici. Ora si dicono "pronti a lavorare fianco a fianco con i governi per fornire un'azione coraggiosa per il clima." . Bravi loro. Generosi. Altruisti.
La lettera prosegue chiedendo di lavorare per tre obiettivi:
- Fissare obiettivi scientifici in linea con l'accordo di Parigi, con una tabella di marcia chiara che tenga conto dei percorsi specifici del settore.
- Collaborare all'interno e tra i settori e le catene del valore per guidare la trasparenza, la difesa e l'azione in alleanze e iniziative, lavorando con le principali associazioni industriali e commerciali per promuovere l'allineamento con l'accordo di Parigi.
- Contribuire allo sviluppo di standard di rendicontazione armonizzati a livello internazionale.
E prosegue indicando delle urgenze a cui dedicarsi:
- Abbattere le barriere semplificando le normative, accelerando i processi di autorizzazione e creando i framework politici abilitanti per accelerare la scalabilità e l'implementazione di queste soluzioni. Essenziale per il progresso è l'aumento della spesa in ricerca e sviluppo e l'inclusione di infrastrutture digitali e fisiche per garantire che l'offerta soddisfi la domanda.
- Fornire incentivi, comprese politiche per le tecnologie emergenti per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica sia dal lato dell'offerta che della domanda, sostenendo al contempo i settori difficili da ridurre attraverso finanziamenti aggiuntivi per l'innovazione e l'ampliamento di nuove soluzioni, tra cui la circolarità, la rimozione del carbonio e le soluzioni climatiche naturali.
- Mettere un prezzo sul carbonio ed eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili in un modo che sia giusto e che porti alla loro eventuale eliminazione. Insieme, ciò migliorerà la competitività delle tecnologie sostenibili a basse emissioni di carbonio.
- Investire nella riqualificazione e nel miglioramento delle competenze di coloro che fanno parte della forza lavoro che sono interessati dalla transizione e consentire a più persone di partecipare all'economia verde.
Hanno pure il coraggio di scrivere che "questa transizione richiede un ripensamento radicale del modo in cui facciamo affari e un'attenzione prolungata in tutti i settori pubblico e privato in linea con azioni politiche coraggiose per decarbonizzare l'economia.". Gli stessi che hanno creato il disastro, grazie al quale hanno preso il controllo sull'intero mondo economico, politico e finanziario, ora ci stanno dicendo che è ora di cambiare. E, guardacaso, si candidano come insegnanti. E ci spiegano come farlo, chiedendo di agire su strumenti finanziari ed incentivi, per accelerare e rendere vantaggiosa (leggi profittevole) la loro transizione ecologica.
Sono esagerato? gomplottista? Chi conosce la First Movers Coalition? Chi ha mai sentito parlare del NAC?
La First Movers Coalition (FMC) è una piattaforma nata in Scozia nel corso della COP26. E' parte ovviamente del WEF, il Word Economic Forum, il vero nucleo centrale di chi decide e muove ogni cosa nel mondo. La FMC è un accordo pubblico privato che garantisce alla grandi multinazionali finanziamenti, contributi e sovvenzioni per risolvere i problemi della transizione ecologica. I nostri soldi, passano ai governi, che li danno alle istituzioni sovranazionali, che poi li regalano alle multinazionali, che salveranno il mondo. Il concetto è analogo a sovvenzionare i superereoi della Marvel. Chi sono i soggetti che partecipano alla FMC? Ci sono, ad esempio, Airbus, Amazon, Apple, Microsoft, Bank of America, Boeing, Cemex, Delta Air Lines, United Airlines, Volvo, Enel e tanti altri. Li vedete nel banner che scorre sulla pagina web.
Il NAC è invece l'acronimo di Natural Asset Company, un nuovo strumento finanziario che verrà testato inizialmente nel centro sud america. I grandi profitti si fanno con la speculazione finanziaria, come insegnano ormai la crescente importanza degli strumenti finanziari derivati e delle piattaforme di scambio dei diritti e dei certificati verdi. Lo strumento è stato ideato dalla borsa di New York assieme a Intrinsic Exchange Group (IEG) Alla presentazione del progetto è stato dichiarato che "per affrontare le grandi e complesse sfide del cambiamento climatico e della transizione verso un'economia più sostenibile, NYSE e Intrinsic Exchange Group (IEG) stanno aprendo la strada a una nuova classe di attività basata sulla natura e sui benefici che la natura fornisce (definiti servizi ecosistemici). I NAC cattureranno il valore intrinseco e produttivo della natura e forniranno una riserva di valore basata sulle risorse vitali che sostengono la nostra intera economia e rendono possibile la vita sulla terra. Esempi di risorse naturali che potrebbero beneficiare della struttura NAC includono paesaggi naturali come foreste, zone umide e barriere coralline, nonché terreni di lavoro come fattorie".
Obiettivo sarà "catturare le esternalità positive della conservazione della natura". Per convertire le risorse naturali in capitale finanziario, IEG ha sviluppato un quadro contabile per misurare le prestazioni ecologiche. Le risorse naturali producono circa 125 trilioni di dollari all'anno in servizi ecosistemici globali, come il sequestro del carbonio, la biodiversità e l'acqua pulita. Questo è il mercato, la nuova frontiera. Il NAC è una soluzione di trasformazione in cui gli ecosistemi naturali non sono semplicemente una risorsa potenziale da estrarre, ma un asset produttivo investibile che fornisce capitale finanziario agli amministratori responsabili delle risorse ecologiche. In quanto azioni quotate in borsa, le NAC consentiranno agli investitori di allocare il capitale in modo efficiente per raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità. Secondo gli studi effettuati dai proponenti, per cui tutto ha ricevuto e deve avere un valore economico, i beni e servizi prodotti dalla natura ammontano a 125 trilioni di dollari, con un patrimonio di beni calcolabile sui 4.000 trilioni di dollari (contro i 90 e 512 trilioni di dollari di quella che chiamano “economia tradizionale).
Banche, fondi sovrani, fondi d’investimento, investitori istituzionali, aziende, family office e privati, potranno costituire queste Società di Beni Naturali allo scopo di gestire non solo le aziende, ma di sfruttarne tutti i diritti. Aumentando ulteriormente i profitti. Per cercare di risolvere i disastri generati da questo approccio ipercapitalista e finanziario, si risponde con ancora più capitalismo finanziario. La nuova terra di conquista saranno le terre coltivabili, con buona pace degli agricoltori e dei piccolo produttori, che saranno mangiati dai grandi speculatori. Ma lo faranno per salvare noi ed il nostro paese.
Se ne discute alla COP27.