Nelle scorse settimane il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha pubblicato i dati economici riferiti all'anno d'imposta 2020. In particolare un grafico ha attirato la mia curiosità. Ve lo pubblico, così come elaborato da truenumbers.it, un sito web molto interessante, grande fonte di dati statistici ed elaborazioni.

Il grafico rappresenta la distribuzione dei redditi in Italia, nel corso del 2020. I redditi dichiarati sono quelli lordi, quindi non il denaro effettivo che rimane nelle tasche.

Dai dati forniti si ricava che il 44,5% dei contribuenti italiani, a cui si attribuisce il 14,1% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15mila euro. Poco meno della metà degli italiani, quindi, dichiara un reddito lordo inferiore ai 15 mila euro.

Nella fascia tra i 15mila e i 50mila euro si posiziona il 49,9% dei contribuenti, a cui si deve il versamento del 61,7% dell’Irpef complessivo. Sono la cosiddetta fascia mediana, con circa 12 milioni di contribuenti collocati tra i 15.000 euro ed i 26.000 euro.

Circa circa il 5,5% dei contribuenti dichiara più di 50mila euro, e sono quelli che versano il 24,2% dell’Irpef totale.

Secondo i dati del Mef sulle dichiarazioni fiscali i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84,7% del reddito complessivo dichiarato. Nello specifico, i redditi da pensione compongono il 31,3% del totale in Italia.

Il reddito medio pro capite più elevato in Italia è quello da lavoro autonomo, pari a 52.980 euro, mentre il reddito medio dichiarato dai piccoli imprenditori titolari di ditte individuali è pari a 17.960 euro. Il reddito medio pro capite dichiarato dai lavoratori dipendenti è invece pari a 20.720 euro, mentre quello dei pensionati arriva a 18.650 euro.

L'indice Gini è l’indicatore internazionalmente riconosciuto per misurare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito, perché calcola quanto la curva di aumento del reddito stesso si discosta dalla perfetta uguaglianza tra poveri e ricchi. L’indice di Gini va da un minimo di 0 a un massimo di 100: quando è 0 significa che i redditi sono tutti uguali, quando è a 100 significa che i redditi sono massimamente diseguali. Il coefficiente porta il nome dello statistico italiano Corrado Gini che lo ha formulato (1884-1965).

La disuguaglianza, misurata dall’indice Gini sul reddito da lavoro equivalente, in Italia sale da 34,8 nel 2019 a 36,5% nel primo trimestre 2020 e 41,1% nel secondo trimestre 2020. Sempre più disuguaglianza. Sempre più marcato il divario tra poveri e ricchi. Nell'unione Europea l'Italia si colloca miseramente al sesto posto.

E nei prossimi mesi, grazie alle scelte scellerate legate alla gestione della pandemia, alla guerra in Ucraina ed alla lotta alla CO2, temo che la situazione diventerà drammatica.